Veicoli fuori uso: approvata risoluzione per adeguarsi ai veicoli elettrici

Il Parlamento Europeo ha approvato, lo scorso 18 aprile, la risoluzione con cui indica alla Commissione Europea, le modifiche da apportare alla bozza di direttiva COM(2015)593, che punta ad adeguare le direttive rispetto ai nuovi veicoli che saranno in circolazione per un loro smaltimento.

La proposta della commissione punta a raggiungere i seguenti benefici:

riduzione degli oneri amministrativi, in particolare per enti o imprese di piccole dimensioni, semplificazione e migliore attuazione anche attraverso obiettivi commisurati allo scopo;

creazione di posti di lavoro – entro il 2035 si potrebbero creare più di 170.000 posti di lavoro diretti, la maggior parte dei quali impossibili da delocalizzare fuori dall’Unione;

riduzione delle emissioni di gas a effetto serra – tra il 2015 e il 2035 si potrebbe evitare il rilascio di più di 600 milioni di tonnellate di gas a effetto serra;

–effetti positivi per la competitività dell’Unione nei settori della gestione e del riciclaggio dei rifiuti, nonché per il settore manifatturiero unionale (responsabilità estesa del produttore meglio definita, accesso alle materie prime meno incerto);

–reintroduzione nell’economia unionale di materie prime secondarie che, a sua volta, ridurrà la dipendenza dell’Unione dall’importazione di materie prime.

Appena nel mercato cominceranno ad arrivare un numero consistente di veicoli elettrici, ma anche di veicoli dotati di considerevole elettronica di bordo (veicoli a guida autonoma), gli stati membri dovranno affrontare il tema del corretto smaltimento e riuso delle apparecchiature elettroniche.

Ricordiamoci che la migliore strategia è quella del riutilizzo, riciclo e recupero, per lasciare lo smaltimento sempre e solo alla fine, in un’ottica di economia circolare.

Ivan Catalano

Combustibili Alternativi: è ora di agire!

La Direttiva 2014/94/UE  del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi (DAFI) è stata recepita nella normativa nazionale con il D.Lgs. 16 dicembre 2016, n. 257. Ho parlato di questo argomento anche in questo articolo sul mio blog parlamentare.

Essa, con il fine di ridurre al minimo la dipendenza dal petrolio e attenuare l’impatto ambientale nel settore dei trasporti, fissa:

 – i requisiti minimi per la costruzione dell’infrastruttura per i combustibili alternativi, inclusi i punti di ricarica per veicoli elettrici e i punti di rifornimento di gas naturale (GNL e GNC) e idrogeno, da attuarsi mediante i Quadri strategici nazionali degli Stati membri;

 – le specifiche tecniche comuni per tali punti di ricarica e di rifornimento, e requisiti concernenti le informazioni agli utenti.

Obiettivo della direttiva è lo sviluppo di un mercato ampio di combustibili alternativi per il trasporto, che sono individuati in: elettricità, gas naturale e idrogeno. Ho fatto, in sede di discussione alla Camera dei Deputati nella, un approfondimento sul discorso dell’Idro-metano, che vi invito a leggere. Ciascun tipo di propellente è oggetto di una previsione normativa relativa alla sua distribuzione.

Mi soffermo sul discorso dei veicoli elettrici. Per l’elettricità, attraverso i rispettivi quadri strategici nazionali gli Stati membri garantiscono la creazione, entro il 31 dicembre 2020, di un numero adeguato di punti di ricarica accessibili al pubblico: ciò in modo da assicurare che i veicoli elettrici circolino almeno negli agglomerati urbani/suburbani e in zone densamente popolate o nelle reti stabilite tra Stati membri. Il numero di tali punti di ricarica è stabilito tenendo conto – tra l’altro – del numero stimato di veicoli elettrici che saranno immatricolati entro la fine del 2020 (indicato nei rispettivi quadri strategici nazionali) nonché delle migliori prassi e raccomandazioni formulate dalla Commissione. Il nostro paese ha già approvato il piano nazionale delle infrastrutture di ricarica e alcuni attori del mercato hanno cominciato a muoversi a riguardo. Anche la SEN2017 ha tra i suoi obiettivi l’installazione di una serie di colonnine di ricarica per veicoli elettrici.

La comunicazione della commissione europea COM(2017)652 che approderà in seduta plenaria al parlamento europeo nel prossimo inverno, 12/11/2018, fa il punto della situazione sull’attuazione della direttiva nei paesi membri. Restando sempre sul tema elettrico dice che tutti i piani nazionali dei paesi membri definiscono un’ampia gamma di misure di sostegno, ma permangono incertezze, riguardanti le politiche per aumentare i punti di ricarica. L’esigenza di ricaricare i punti di ricarica ad alta potenza in corrispondenza di ciascuna stazione di ricarica lungo la rete centrale TEN-T è vitale. Molte città e regioni europee sono all’avanguardia nella transizione verso una mobilità a basse emissioni e zero emissioni. Una parte significativa degli appalti pubblici è intrapresa dalle autorità municipali e locali. Ma anche le città affrontano sfide uniche. L’infrastruttura dei combustibili alternativi deve essere allineata alle esigenze infrastrutturali di altri modi di trasporto. Non è possibile per tutti gli utenti caricare i veicoli elettrici a casa. È quindi necessario proporre soluzioni per edifici residenziali e non residenziali o combinare impianti di ricarica con altre infrastrutture (ad esempio lampioni). Inoltre, devono essere valutati gli impatti della rete di infrastrutture lente e veloci.

I suggerimenti della commissione sono:

– utilizzare sempre più le possibilità di cofinanziamento di CF e FESR per la mobilità urbana sostenibile
– Le informazioni sui regimi di regolamentazione dell’accesso urbano dovrebbero essere rese più trasparenti.
– Le infrastrutture di ricarica nelle città dovrebbero essere rese disponibili per tutti i tipi di veicoli, comprese le soluzioni per le flotte di veicoli condivisi, per le biciclette elettriche e i veicoli a due ruote motorizzati.
– I consumatori necessitano di servizi di pagamento per la mobilità senza soluzione di continuità e interoperabili che dovrebbero essere basati su standard aperti e privi di diritti di proprietà intellettuale e royalties. (Il che mi ricorda una mia inziativa parlamentare che ha trovato accoglimento dal parlamento)
– Per garantire che i servizi di mobilità elettronica siano interoperabili in tutta l’UE è necessario identificare in modo univoco uno standard per gli attori della mobilità elettronica. È pertanto opportuno istituire un processo di registrazione basato su norme internazionali a livello dell’UE. Richiederà agli Stati membri di designare un’autorità competente a registrare codici di identificazione della mobilità elettronica unici. La Commissione valuterà quale meccanismo (ad esempio il CEF) è appropriato per contribuire all’istituzione di questo processo. Fornirà supporto per la raccolta delle informazioni mancanti relative all’attuazione dei regolamenti delegati di cui sopra. Potrebbe anche esaminare la necessità di supportare lo sviluppo di diverse soluzioni di roaming.

La commissione inoltre fa alcune osservazioni utili per l’integrazione tra l’infrastruttura di ricarica e la rete elettrica nazionale a cui deve agganciarsi:

– la ricarica (lenta) dei veicoli dovrebbe avvenire soprattutto quando le reti non sono limitate e viene generata energia sufficiente
–  una gestione intelligente della rete, quindi la gestione dei punti di ricarica, con la possibilità di una tariffazione intelligente che offre ai consumatori incentivi per l’imposizione in orari non di punta e offre agli operatori del sistema di distribuzione la possibilità di gestire attivamente la rete.

Ivan Catalano

L’auto elettrica è il futuro della mobilità urbana di merci e persone: #Retrofit!

All’inizio di questo mese ho letto una agenzia dell’ansa che titolava così: “Auto elettriche inquinanti se energia non è verde“. Quest’affermazione mi ha lasciato un po’ basito. Leggendo l’articolo apprendiamo che nello studio, “Comparative Environmental Life Cycle Assessment of Conventional and Electric Vehicles” della Yale University, è stato calcolato che, per l’equivalente della CO2 emessa nell’intero ciclo di funzionamento dei veicoli, comprendendo sia la fabbricazione degli stessi che la produzione dell’energia con cui vengono fatti funzionare, l’Italia si colloca in una zona intermedia, con un valore equivalente di 170 g/km di CO2 che è comunque molto più alto rispetto ai diesel e ai benzina. Lo studio è vecchio, ormai ha ormai 6 anni. Dispiace vedere che l’Ansa abbia dato credito ad uno studio che scredita l’elettrico, facendo pensare al lettore che sia vantaggioso, se e solo se green in tutto, quando invece l’ENEA poco tempo fa, ha pubblicato uno studio del tutto analogo, ma con risultati opposti, ovvero che l’elettrico (ma sopratutto l’ibrido) convengono sempre in termini ambientali ed energetici.

Da miei calcoli inoltre ho dedotto che, la trasformazione di un veicolo da endotermico ad elettrico, mediante il #DecretoRetrofit, conviene ancora di più.

La strada è questa seguiamola con buonsenso e non correndo dietro alle dichiarazioni dei produttori di veicoli.

Ivan Catalano

Leggi di più sul #Retrofit

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