Vaccinazione: per la Commissione Europea lo scoglio è la reticenza, per me è una questione di diritto

La Commissione Europea è stata investita dal Parlamento Europeo del compito di elaborare delle raccomandazioni per i paesi membri circa le vaccinazioni. La preoccupazione di base è che i cittadini sono reticenti. La commissione non ne comprende i motivi, anzi cerca di dare risposte che in realtà fanno parte di una narrazione sempre uguale.

Ciò che viene suggerito nella comunicazione COM(2018)245 è “standardizzare“. Non viene affrontato il punto cruciale, ovvero che la vaccinazione è un atto di Libera Scelta Terapeutica, nonostante tutte le bellissime premesse che vengono fatte. Per la Commissione tutto il problema è legato alle Fakenews, infatti nella comunicazione sul tema c’è un paragrafo che rimanda ad una nota (la numero 5) che punta, appunto, alla raccomandazione sulle vaccinazioni.

La reticenza è data dall’esperienza delle persone e dei genitori i cui figli hanno subito danni in seguito alle vaccinazioni. Aumentando il numero, rendendo obbligatoria questa profilassi, è aumentato considerevolmente a loro volta. Il punto è che nessuno tutela chi viene danneggiato, anzi si tende a nascondere, a non ammettere e a non riconoscere. Con la relazione finale della commissione uranio ci siamo occupati di studiare sia la profilassi che i vaccini in se, e seppur in ambito militare, le raccomandazioni che abbiamo fatto sono mutuabili verso qualsiasi tipo di profilassi, anche quella civile.

Quando si parla di vaccinazione e di vaccini, si tende a discutere per massimi sistemi, in modo generalista, come se tutti i farmaci usati siano uguali, come se tutte le malattie che vorrebbero prevenire o debellare siano uguali e i risultati siano sempre gli stessi e vittoriosi. In realtà non è così, ogni malattia è differente, ogni farmaco è differente, persino per la stessa malattia il farmaco differisce in base alla marca, al lotto di produzione (quindi al periodo di produzione). Ma non si vuole mai andare a fondo perché si ha una fiducia cieca verso questo tipo di rimedio preventivo, verso la loro efficacia e capacità di eradicare malattie, cosa che è da dimostrare ogni volta. Dimostrare che un vaccino funziona non è come dimostrare che la Tachipirina funziona. Le condizioni che servono sono diverse e laddove si sono eseguiti studi con doppio cieco i risultati non sono stati molto soddisfacenti.

La Commissione si difende dietro al fatto che questi farmaci vengano “sottoposti a rigorosi test di pre- e post-concessione, in linea con la direttiva 2001/83 / CE  e il regolamento (UE) n. 726/2004” ma si dimentica di dire che l’UE non ha un controllo sulla sicurezza, in termini di come possano evitare di danneggiare i pazienti, in quanto i regolamenti e le direttive demandano alle case produttrici diversi test e auto-dichiarazioni sopratutto riguardanti i contaminanti presenti e la loro pericolosità, nonché i limiti di tollerabilità.

La stessa EMA da me sollecitata per avere risposta sui limiti di tollerabilità totale dei composti presenti in questi farmaci, come dichiarati dai produttori, e presenti nell’organismo del paziente al termine della profilassi militare, non ha saputo darmi risposte chiare e dirette su tutti i componenti.

La reticenza è giustificata e giustificabile. E’ legittima perché nessuno è in grado di assicurare l’efficacia e la sicurezza di questi farmaci.

Finché la Commissione rimarrà su questa posizione, così come il Parlamento, le persone continueranno ad avere ragione ad essere reticenti. L’Unione Europea non si può trasformare in una comunità illiberale. Non può ripetere errori storici basati sulla coercizioni nei trattamenti sanitari.

Ivan Catalano

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